Con il National Bibliography Number alla ricerca del documento introvabile
4 Gennaio 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 4 Gennaio 2010
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Gli Indiana Jones della rete faticheranno molto meno a trovare un documento grazie al National Bibliography Number (NBN). NBN è un sistema nazionale di identificazione univoca e permanente delle risorse digitali: libri, articoli, file multimediali, news e ogni altro documento diffuso in Internet. Il software è stato elaborato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e serve per reperire e garantire l’originalità delle fonti sparse nel mare magno del web.
“A differenza dell’informazione diffusa attraverso i canali dell’editoria tradizionale”, spiega Brunella Sebastiani, direttore della Biblioteca Centrale del CNR, “quella reperibile in Internet non è sufficientemente certificata da istituzioni che possano garantire la qualità dei dati e l’accesso permanente. Da qui l’esigenza di associare alle risorse digitali dei ‘codici di identificazione persistenti’ che possano certificarne l’autenticità, la provenienza, i diritti d’autore e la localizzazione”.
Oggi ci sono molti standard per risalire all’origine delle risorse culturali. Per i libri c’è il codice ISBN, per le opere audiovisive c’è l’ISAN, per quotidiani e periodici c’è l’ISSN, per la musica c’è l’ISRC, per le opere in formato digitale c’è il DOI. Ce ne sono altri. Troppi. Ecco perché il progetto del CNR per un codice di identificazione permanente assume rilevanza strategica.
A questo lavorano le pubbliche amministrazioni più innovative. Uno dei primi atti di governo di Barack Obama è stato la conversione di tutti i documenti del Federal Register in formato XML, linguaggio digitale flessibile e di facile approccio. Lo US Government Printing Office è una straordinaria e finora inimitata porta di accesso alla banca dati di tutti i poteri pubblici nazionali e locali degli Stati Uniti.
Per rendere operativo il National Bibliography Number, il CNR ha già sottoscritto un accordo con il Ministero per i beni culturali. Maurizio Lancia, dirigente dei National Bibliography Number Sistemi Informativi del CNR sostiene che “la soluzione italiana, basata sullo standard aperto National Bibliography Number (NBN), presenta un’innovativa ‘architettura gerarchica’, distribuita su più livelli di responsabilità, che consente l’accesso immediato all’oggetto identificato e ai relativi ‘metadati’ descrittivi”.
Tale modello prevede un registro nazionale di primo livello, gestito da Biblioteche nazionali centrali e Istituto centrale per il catalogo unico, presso il quale si accreditano i registri di secondo livello, gestiti da organismi rappresentativi dei diversi macrosettori culturali (‘media e stampa’, ‘università e ricerca’, ‘archivi’, eccetera). Alla base del sistema si trovano i registri di terzo livello, gestiti dalle istituzioni che assegnano i codici NBN ai propri contenuti digitali.
Per realizzare l’infrastruttura, il CNR e la Fondazione Rinascimento Digitale di Firenze, hanno sviluppato il software con interfaccia Web 2.0, che consente la gestione e la comunicazione tra i registri. Il software permette l’assegnazione “decentrata” dei codici NBN, garantendo all’infrastruttura un potenziale di crescita praticamente illimitato. Un articolo scientifico, ad esempio, potrebbe essere registrato dall’Università o Ente del ricercatore, che utilizzerà un codice così composto: IT (Italia, primo livello), UR (Università e Ricerca, secondo livello), CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, terzo livello), 12345 (ID progressivo).
La soluzione italiana è stata già richiesta per la sperimentazione della gestione dei registri nazionali di Germania, Svizzera, Austria e Repubblica Ceca. L’auspicio è che diventi standard europeo.
Un codice per tutti, tutti per un codice.
Fonte: CNR
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