Google ovvero la Stele di Rosetta per tutti i linguaggi del mondo
13 Febbraio 2010 Pubblicato da Pino Bruno
- 13 Febbraio 2010
- APPROFONDIMENTI, BUONI ESEMPI, SCENARI DIGITALI, SCIENZE
- cittadinanza digitale, google, internet, linguaggi, motore di ricerca, SCIENZE, unione europea
- 4 Commenti
Chiunque abbia provato almeno una volta il Google Translator, per tradurre documenti e frasi in o da altre lingue, avrà certamente avuto un moto di stizza. Che caspita, è dal 1950 che gli scienziati informatici promettono che i computer avrebbero abbattuto le barriere linguistiche e siamo ancora a questo punto! Traduzioni sciatte, marziane, senza capo né coda. Risultati spesso esilaranti. Roba da Totò e Peppino a Milano. Sono passati sessant’anni, l’innovazione digitale è un cavallo al galoppo, ma i traduttori viaggiano sempre a dorso di mulo. Google adesso promette di “puntare sulla qualità delle traduzioni”. Parola del vice presidente per la ricerca e le iniziative speciali, Alfred Z. Spector, intervistato da Guerric Poncet per il settimanale francese Le Point.
Alfred Z. Spector è responsabile di Google per la traduzione, il riconoscimento vocale e l’ ottimizzazione dell’infrastruttura. Il suo slogan: “Sviluppare la diversità sul Web, rendendo accessibili le informazioni a livello mondiale. Vogliamo che i nostri computer coprano la totalità della conoscenza umana”.
Alfred Z. Spector racconta al giornalista quali assi Google ha nella manica per la svolta annunciata (un’altra promessa?). Per insegnare ai computer a tradurre correttamente, Google sta utilizzando i documenti ufficiali tradotti in varie lingue, per far capire alle macchine come devono interpretare la grammatica e le frasi idiomatiche di ogni lingua. Ad esempio – dice il vicepresidente di Google – le pubblicazioni dell’Unione Europea sono un ottimo strumento di sperimentazione, perché ogni singolo documento viene tradotto in venti lingue. Un’altra piccola miniera è il Canada, dove i documenti ufficiali sono disponibili in francese e inglese. Più dati si hanno è meglio è, sottolinea Alfred Z. Spector.
Un’altra strada è l’aiuto degli utenti. Lo strumento Google Translator propone a tutti di “suggerire una traduzione migliore”. Lo fanno in tanti e ci sono filtri adeguati per scoraggiare i burloni. Inoltre i server di Google stanno imparando anche a far migrare le parole in funzione della lingua. Ad esempio, nel tedesco il verbo è spesso alla fine della frase, il che mette in difficoltà la macchina.
Insomma, non dovrebbero passare altri sessant’anni, per poter leggere un documento tradotto come si deve dal greco, dal russo o dal cinese (e viceversa) con un solo clic. Google Translator come la Stele di Rosetta, che ha permesso all’umanità di accedere alla cultura e al linguaggio degli antichi egizi?
Sarebbe meraviglioso. Quanto alle motivazioni di Google, c’è un pizzico di mecenatismo e molte cucchiaiate di business. Più informazioni raccolgono i crawler di Google, meglio il motore di ricerca si posiziona in vetta alle classifiche. Più dati, più raccolta pubblicitaria, più entrate per Google, che un po’ ci vuole rubare l’anima ma un po’ ci fa sognare.