Aderire on line ai referendum
26 Gennaio 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 26 Gennaio 2009
- ATTUALITA', E-GOVERNMENT, RETI
- cittadinanza digitale, E-GOVERNMENT, firma digitale
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Via i banchetti per strada e stop all’affannosa ricerca di un segretario comunale, per sottoscrivere un referendum. Mi sembra vada in questo senso la proposta lanciata sul blog del deputato Roberto Cassinelli (PdL) per aderire on line alle consultazioni popolari previste dalla Costituzione. Cassinelli si sta occupando anche di una proposta di legge salva blog.
Il deputato genovese vuole promuovere “una legge che colpisca seriamente il phishing ed una legge-delega al Governo che sancisca i criteri direttivi per l’emanazione di appositi decreti che rendano possibile la sottoscrizione di richieste di referendum o di proposte di legge di iniziativa popolare direttamente on-line”.
Phishing: “…Ho contattato alcuni amici ed esperti della materia, i quali mi suggeriscono di intendere il phishing non solo come attività di illecita raccolta di dati tramite, per esempio, l’invio di messaggi di posta elettronica col logo di una banca, quanto piuttosto come “furto di identità”. Si tratta di punire, cioè, chi accede al Vostro portale di online banking spacciandosi per Voi. Credo poi sia necessario punire anche chi non svolge direttamente attività di questo tipo, ma si presta ad attività di trasferimento di denaro, ottenendone in cambio una percentuale”.
Sottoscrizione on line di proposte di legge e richieste di referendum: “…Va premesso che si tratta di una materia assai complessa, e per questo opterei non per una proposta di legge, ma per una proposta di legge-delega al Governo, essendo necessari studi quanto mai approfonditi ed anche l’identificazione di una tecnologia già esistente, o lo sviluppo di una nuova, per garantire la massima sicurezza. Sull’odierna firma digitale, alcuni esperti di livello internazionale mi hanno espresso molte perplessità”.
Le mie considerazioni:
Phishing: mi sembra il percorso corretto. Non è solo un problema di privacy. Estenderei il discorso allo Spoofing (è parente stretto del Phishing. To spoof significa fregare, imbrogliare. Il Web Spoofing indirizza utenti verso siti che sono simili a quelli ufficiali -una banca, un’istituzione, un giornale- ma contengono invece notizie false o inducono a depositare i propri dati sensibili) e al Pharming (tecnica fraudolenta per sottrarre dati sensibili agli utenti internet, simile al Phishing. In questo caso l’utente digita l’indirizzo della propria banca ma è invece indirizzato al sito-trappola creato dai truffatori, che assomiglia in tutto e per tutto al sito vero. Un trojan si infila nel nostro Pc e va a modificare la cartella host di Windows, in cui sono conservati gli indirizzi visitati più frequentemente. Oppure l’attacco è diretto al server del provider o della banca presa di mira..).
Sottoscrizione on line di proposte di legge e richieste di referendum: Infatti la firma digitale, in Italia, è un meccanismo farraginoso e ambiguo. Non è stata ancora chiarita – a livello legislativo – la reale differenza con la posta certificata. Andrebbe prima semplificato l’ambito: un solo strumento, in armonia con le norme internazionali, per firmare con certezza di identità, un documento digitale. Aggiungerei la possibilità di sottoscrivere on line anche la class action procedimentale (sintesi tra l’istituto di origine anglosassone della “class action” e l’istituto italiano del diritto di cittadinanza sociale – legge n°241/1990 – nell’orbita dei procedimenti amministrativi che coinvolgono negativamente i cittadini) e la class action italiana, prevista dalla Finanziaria 2008 e mai entrata in vigore.