La carta stampata e la carta igienica
14 Febbraio 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 14 Febbraio 2009
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Devo affrontare un argomento imbarazzante. Riguarda il futuro dei giornali di carta e, allo stesso tempo, della carta igienica. Mi ha ispirato Jeff Jarvis, docente di giornalismo della City University di New York, noto editorialista del San Francisco Examiner e di altri quotidiani statunitensi, autore del best seller “What Would Google Do?“. Jarvis è uno dei più convinti assortori dell’ineluttabilità del cambiamento della carta stampata. I giornali devono reinventarsi su internet o moriranno, sostiene Jarvis, che propone un indicibile confronto con la carta igienica. Così come i quotidiani devono finalmente comprendere che non producono carta, bensì informazione, i produttori di carta igienica dovrebbero guardare oltre, cercare alternative. Jarvis cita l’esempio dell’imprenditore giapponese Toto, specializzato in impianti idraulici e sanitari, che ha risolto radicalmente il problema. Perchè vendere soltanto una tazza wc, quando si può proporre un all-in-one?
Via la carta igienica, via il copriwater autopulente, bensì natiche pulite e benessere. La soluzione proposta da Toto e citata da Jarvis sia chiama Washlet, wc automatico e informatizzato, che riscalda la seduta, vi ripulisce quando avete finito con getti di acqua calda e poi vi asciuga il sedere con un phon ed elimina i cattivi odori.
Ridete pure, aggiunge Jarvis, ma Toto ha venduto diciassette milioni di Washlet, e persino l’attore Willi Smith si è vantato in televisione di possederne uno, il modello più costoso, da cinquemila dollari, e di non spendere più un centesimo in carta igienica.
Riflessione 1. Jarvis ha ragione da vendere. Gli editori devono reinventarsi sulla rete, fare sinergie con la carta stampata, far si che il giornale di carta non possa vivere senza gli approfondimenti sul web e viceversa. Ovviamente devono farlo rispettando le regole e chi nei giornali ci lavora. Cioè non come gli editori italiani stanno affrontando il rinnovo del contratto di lavoro dei giornalisti.
Riflessione 2. Si vede che Jarvis vive negli Stati Uniti. Noi in Italia usiamo il bidet, e il ricorso alla carta igienica è solo un passaggio intermedio.
Riflessione 3. Quando ero più giovane, i giornali, dopo essere stati letti, vivevano un’altra vita. Servivano per avvolgere il pesce acquistato al mercato. Li trovavi nei cessi pubblici (scuole, caserme, uffici), tagliati in piccoli rettangoli e infilati in un uncino. Poi si è scoperto che l’inchiostro era tossico…