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Giornalismi: al New York Times il social si fa squadra

(di Titti Santamato dell’Ansa) – Anno nuovo, vita digitale nuova: dopo aver annunciato che dal 2011 sarà a pagamento online (ma ancora non si conoscono i particolari), il New York Times decide di cambiare strategia anche nel settore social, riunendo sotto un unico tetto la parte relativa allo sviluppo della sua community e quella tecnologica. Entrambe confluiranno nel settore Interactive News, sotto la guida di Aron Pilhofer. La decisione è un’evoluzione della strategia decisa dal quotidiano della Grande Mela nel maggio 2009 quando, in anticipo su tante testate internazionali, creò la figura del social media editor ricoperta da Jennifer Preston, con il compito di consolidare la presenza della testata sui social network ma anche di far familiarizzare l’intera redazione con quello che viene considerato un nuovo terreno di lavoro.

Il New York Times in un fotogramma de " I tre giorni del Condor"

La fase 2 della strategia social del New York Times (così come dicono indiscrezioni sulla rete) si concretizzerà dunque nella diffusione della responsabilità sociale dei media spostandola da una persona sola ad una squadra, quella appunto delle Interactive News: si occuperà non solo del monitoraggio dei social network ma anche nella creazione e sperimentazione di filtri e strumenti per rendere più fluida l’integrazione fra social media e attualità.

La squadra di Pilhofer è formata da giornalisti, web designers, persone che si occupano di business, ma soprattutto da Journo-hacker, una figura professionale che, alla ricerca di notizie e al reporting, mescola l’Hi-Tech (anche in questo il Nyt è pioniere) che ha già avuto un ruolo nello sviluppo di alcune delle principali incursioni del Times nei mezzi di comunicazione sociale.

E’ un’idea della squadra, ad esempio, la creazione delle Health Care Conversations, una pagina online dedicata allo scambio di opinioni dei lettori sulla sanità Usa (con l’invenzione grafica dei bento-box, che rappresentano le categorie in discussione e la cui grandezza cambia a seconda dell’intensità del dibattito); come anche la sezione Survival Strategies, consigli ed esperienze degli utenti in tempi di recessione che si possono pure votare (anche qui la formulazione grafica è particolare).

Bento-Box da Health Care Conversations

”Il passaggio segna una vittoria per i social media – dice il Nieman Journalis Lab, rivista online della Harvard University – e sta a significare che il settore, al New York Times come ovunque, è in evoluzione”. ”Il New York Times ha sempre avuto una presenza massiccia nei social media anche prima della mia nomina – dice Jennifer Preston alla stessa rivista online – Quando ho iniziato a lavorarci sistematicamente, la mia primaria responsabilità è stata evangelizzare i colleghi. Il fatto che il mio ruolo sia diventato obsoleto in poco tempo significa che ce l’abbiamo fatta, e questo è entusiasmante. Siamo molto concentrati nel migliorare questo settore”.

”Sono sempre alla ricerca di una parola diversa da ‘evangelizzazione’ – le fa eco Pilhofer -. Non mi piace perché’ i social media non sono basati sulla fede ma ci sono dati empirici utili a convincere che vale la pena di prendere molto, molto seriamente questo tipo di strada”.

(di Titti Santamato dell’Ansa)

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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