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L’auto all’idrogeno ha la cittadinanza europea

L’ultimo alibi è caduto. Il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno dato il via libera all’omologazione delle auto alimentate a idrogeno in tutti i paesi membri, con il regolamento del 14 gennaio 2009. Altri segnali positivi arrivano dalla Puglia – con l’imminente creazione della prima rete di distributoridalla Sicilia – con l’approvazione del Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano – e dalle dichiarazioni del ministro Tremonti ad AnnoZero del 26 febbraio.

Il Regolamento (CE) n. 79/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio sottolinea  che “L’idrogeno è considerato un modo di alimentazione pulito dei veicoli del futuro, in direzione di un’economia priva di inquinanti, basata sul riutilizzo delle materie prime e sulle risorse energetiche rinnovabili, in quanto i veicoli a idrogeno non emettono inquinanti a base di carbonio né gas a effetto serra. Dato che l’idrogeno è un vettore di energia e non una fonte energetica, l’utilità dell’alimentazione a idrogeno, dal punto di vista climatico, dipende dalla fonte di provenienza dell’idrogeno. È opportuno pertanto far sì che l’idrogeno combustibile sia prodotto in modo sostenibile per quanto possibile da risorse energetiche rinnovabili, di modo che l’uso dell’idrogeno come combustibile nei veicoli a motore abbia effetti positivi sull’equilibrio ambientale complessivo”.

E’ dunque “possibile utilizzare miscele di idrogeno come combustibile di transizione verso l’uso dell’idrogeno puro per facilitare l’introduzione di veicoli a motore alimentati a idrogeno negli Stati membri che dispongono di una buona infrastruttura di gas naturale. La Commissione dovrebbe pertanto mettere a punto requisiti per l’uso di miscele di idrogeno e di gas naturale/biometano, in particolare di un rapporto di mescolamento di idrogeno e gas che tenga conto della fattibilità tecnica e dei vantaggi ambientali”.

Il fisico pugliese Nicola Conenna, presidente della Fondazione per l’Università dell’idrogeno H2U, è uno dei più convinti assertori dell’ineluttabilità del cambiamento. “Per andare ad idrogeno – dice Conenna –  la cosa migliore è utilizzare un motore elettrico dotato di ‘fuel cell’, cioè una cella combustibile che trasforma l’energia chimica dell’idrogeno direttamente in energia elettrica, senza passare attraverso un processo di combustione, quindi senza inquinamento. La ‘fuel cell’ garantisce un’efficienza del novanta per cento, più del doppio rispetto a un motore tradizionale. Con questa tecnologia, un’auto ad idrogeno potrà percorrere fino a 300 chilometri in autonomia. L’idrogeno, prodotto tramite un processo di interazione tra acqua, energia elettrica e energia radiante del sole, è una fonte rinnovabile garantita per i prossimi 300 miliardi di anni”.

Per molti anni Nicola Conenna è sembrato un profeta nel deserto, ma il tempo e i drammatici mutamenti climatici ed economici gli stanno dando ragione. Lo scetticismo delle istituzioni si è trasformato prima in timido interesse, poi – come dimostra l’adozione del Regolamento Europeo di gennaio – in visione strategica. Ovviamente non basta. Servono investimenti nella ricerca e sostegni mirati all’industria automobilistica che decide di fare un salto di qualità ambientale.

“L’industria automobilistica  – sostiene Nicola Conenna – non ha problemi a produrre motori elettrici ma si potrebbe anche pensare, in un primo momento, all’uso dell’idrometano. E’ una miscela di metano e idrogeno che consentirebbe di alimentare le auto a metano prodotte negli ultimi due anni e già in circolazione, cioè circa cinquecentomila veicoli”.

D’altronde il Regolamento Europeo  ammette che “la maggior parte dei costruttori sta investendo molto nello sviluppo della tecnologia dell’idrogeno e ha già iniziato a immettere tali veicoli sul mercato. Nel futuro, è probabile che aumenti la quota dei veicoli alimentati a idrogeno sul parco circolante totale. È perciò necessario specificare i requisiti comuni riguardo alla sicurezza dei veicoli alimentati a idrogeno. Poiché i costruttori potrebbero perseguire approcci diversi nello sviluppo dei veicoli a idrogeno, è necessario stabilire requisiti tecnologicamente neutrali in materia di sicurezza”.

La Fondazione creata da Nicola Conenna pensa che l’uso dell’idrogeno debba presto estendersi ad altri mezzi di trasporto. Motori ad idrogeno sulle imbarcazioni da diporto, ad esempio. E’ già in corso la sostituzione del motore diesel di uno yacht a vela Sangermani di 19 metri, che l’estate prossima farà scalo nei porti del Mediterraneo per una dimostrtazione concreta del funzionamento dell’idrogeno come combustibile alternativo al gasolio e alla benzina.

“Senza parlare delle opportunità per i pescherecci,  con gli armatori messi in ginocchio dal caro gasolio – prosegue Conenna – e per le navi mercantili”.  Quanto alle istituzioni – annuncia il fisico – la Regione Puglia sta per valutando un progetto di forte impatto simbolico. Destinare i soldi risparmiati con il ridimensionamento del parco di auto blu all’avvio della rete di distribuzione dell’idrogeno”. E chissà, forse le auto blu che resteranno in servizio, potrebbero essere riconvertite a idrogeno.

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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