Comunquemente Sarkozy e Cetto Laqualunque
2 Marzo 2009 Pubblicato da Pino Bruno
- 2 Marzo 2009
- AU HASARD
- Francia, linguaggi
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Noi non ci facciamo quasi più caso, travolti dagli orrendi neologismi, dai ministeri del welfare, dai congiuntivi precari della maggior parte dei politici nostrani, ma in Francia – si sa – sono ossessionati dall’uso corretto della lingua. Succede così che una filologa del calibro di Barbara Cassin prenda carta e penna e si metta, dalla prestigiosa tribuna di Le Monde, a fare le pulci al sito del Presidente della Repubblica.
Barbara Cassin si sofferma sul pressappochismo imperante nella redazione di comunicati e dichiarazioni, secondo lei preparati per attirare l’attenzione dei francesi medi ‘parlando come loro’. Il ‘metodo’ presidenziale, scrive la Cassin, punta su ‘discorsi e atti molto numerosi’ con ‘una massiccia presenza di errori d’ortografia’. Insomma – è questa la teoria della studiosa – quella di Sarkozy sarebbe una scelta consapevole. Parlare come fa il popolo per dimostrare di essere ‘uno di loro’.
Da noi non si tratta di scegliere. Errori, orrori, luoghi comuni e banalità sono nature. E’ tutto un supportare, lei mi insegna, al giorno d’oggi, come sottolinea Serena Torboli nel suo blog. Oppure, come ricorda Curzio Maltese, “il nuovo linguaggio della politica è nato in diretta dentro la televisione, modellato sullo stile dei talk show e dei Processi del Lunedì“. Ancora, come sostiene Marino Badiale, “un linguaggio di questo tipo non veicola contenuti razionali… Si configura piuttosto come un rumore, e anzi come un rumore molesto, perché occupando l’intero spazio della comunicazione pubblica rende difficile o impossibile il dialogo razionale”.
Per questo il testimonial più credibile è Cetto Laqualunque. Chissà se Barbara Cassin lo conosce.