Libia: spegni la rete accendi il massacro
22 Febbraio 2011 Pubblicato da RG
- 22 Febbraio 2011
- ATTUALITA', RETI, SCENARI DIGITALI
- blogger, controinformazione, diritto all'informazione, Facebook, Libia, radio, rivolta popolare, social network, twitter
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A Piazza Tiananmen non c’era internet. Non c’era neppure in Ruanda, a Srebrenica, e in tutti gli altri buchi neri della storia recente. Non abbiamo neanche un’immagine, del massacro di Pechino. Ci resta soltanto la foto-simbolo scattata da Jeff Widener dell’ Associated Press, il ragazzo disarmato che affronta da solo la colonna di carri armati.
Del Ruanda, di Srebrenica, ci sono poi arrivate le sequenze delle fosse comuni, le testimonianze dei sopravvissuti, i filmati delle esecuzioni sommarie. Ma soltanto dopo, non durante. Le rivolte popolari in Tunisia e in Egitto le abbiamo vissute in diretta, grazie ad Al Jazeera e – soprattutto – ai tweet, ai post su Facebook, ai blog, ai videoclip girati con i telefoni cellulari.
L’Egitto ha spento la rete, ha azzerato la telefonia mobile, ma è durato poco. Adesso è la volta della Libia. Anche qui il regime ha chiuso i router che instradano internet nel paese, sta facendo jamming con i segnali televisivi stranieri, apre e chiude il rubinetto della telefonia mobile. Insomma, spegni la rete e accendi il massacro.
Nonostante la censura, la repressione, il boicottaggio digitale, dalla Libia le notizie escono, sia pure con il contagocce. E’ difficile verificare le fonti, capire se davvero quei tweet arrivano dal paese oppure se si tratta di millantatori o agenti della disinformazione. Twitter ci dà una mano, grazie alla geolocalizzazione dei messaggi. E’ un grosso aiuto, per i giornalisti che hanno il dovere di verificare le fonti.
In questi giorni si stanno rivelando quanto mai preziose le mappe dinamiche e i mashup che smistano i tweet dalla Libia.
La mappa della cyberattivista Arasmus, ad esempio, che vi ho fatto conoscere domenica scorsa. Arasmus seleziona i messaggi più pertinenti, degni di fiducia, anche georeferenziati, e li sistema sulla mappa. Ricorda un po’ le bandierine che – in altri tempi – gli strateghi militari applicavano sulle mappe di carta, per avere il quadro completo dello scenario. La mappa di Arasmus non è generata automaticamente, anche per esigenze di sicurezza. Se le informazioni fossero immediate – dice la cyberattivista – si potrebbero mettere in pericolo i manifestanti che le postano.
E’ invece automatico il mashup di Twitter + Google Maps del blogger Mibazaar, che ho citato ieri.
Dove non arrivano i social network, c’è la cara vecchia radio. L’amico Franco Fischetti, esperto di radiofonia, segnala , i programmi di Radio Bengasi. L’emittente è nelle mani degli oppositori di Gheddafi e trasmette su Onde Corte in inglese dalle 15 alle 17 su 17725 e 21695 kHz, e in francese dalle 17 alle 18 su 15660 e 17725 e dalle 18 alle 19 su 11995 e 15215 kHz.
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