de Kerckhove: stupido è chi non usa Google
23 Febbraio 2011 Pubblicato da Pino Bruno
- 23 Febbraio 2011
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- cittadinanza digitale, google, internet, nativi digitali, social network
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Da non perdere, oggi, l’intervista rilasciata alla Stampa da Derrick de Kerckhove. L’occasione è il nuovo libro del sociologo “digitale”, La mente accresciuta (formato eBook, 3,90 euro). de Kerckove spazza via molti luoghi comuni sul rapporto tra i nativi digitali, la tecnologia, la cultura, i libri. “I miei studenti? Si, è vero, loro non leggono molto – dice il sociologo – ma di certo sanno come visionare e esplorare Internet, trovare contenuti pertinenti e focalizzarsi sul materiale da loro selezionato. Stupido è chi non usa Google”.
“Twitter, le email, i social media, piuttosto che isolarci in camera nostra, davvero ci mettono continuamente in contatto gli uni con gli altri. Certo – come non citare le geremiadi di Sherry Turkle a proposito del fatto che le tecnologie della comunicazione stanno isolando le persone, limitando le reali interazioni umane, in una realtà virtuale che non è altro che una brutta imitazione del mondo vero. Perché’ sento una strana sensazione di dejà vu? Perché’ ho già sentito tutto ciò a proposito della televisione e non si è rivelato vero, quindi ho la tendenza a dubitare”.
“La mente accresciuta – spiega de Kerckove – è l’ambiente cognitivo, attivo sia a livello personale sia collettivo, che le tecnologie intessono attorno a noi e dentro di noi, attraverso Internet in particolare e l’elettricità in generale. Funziona sia come memoria estesa sia come intelligenza di elaborazione per ogni individuo che usa tecnologie elettroniche, dal telegrafo, al cloud computing, a Twitter”.
Internet “unisce le persone invece di dividerle, come è successo con l’alfabeto, e tiene conto di qualsiasi quantità di voci singole all’interno di uno spazio di informazione fluido, definibile in base agli individui e alla comunità che lo abitano, seguendo i bisogni collettivi. Può assumere svariate forme e mettere in comune risorse individuali in servizi come Wikipedia, o esternalizzare e oggettivare il nostro processo di immaginazione in contesti di finzione in grado di offrire all’utente esperienze in presa diretta, come Second Life”.
Propongo la lettura contestuale dell’intervista a de Kerckhove e dell’articolo di Angelo Aquaro sulla Repubblica: “La rivincita dei nerd secchioni al potere”.
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