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Class action Petruzzelli

L’affaire Petruzzelli si trascina stancamente. Adesso, stando a quanto scrive Nicola Pepe sulla Gazzetta del Mezzogiorno, “Il Comune cambia posizione”. Un’altra volta?

Pubblicazione: GDM; Data: Lug 3, 2009; Sezione: Gazzetta di Bari; Pagina: BARI6  

«Petruzzelli, ai Messeni non dobbiamo nulla»

 Enti e Fondazione rinnegano il protocollo: il giudice si riserva In ballo 500mila euro del canone dell’accordo del 2002. E il Comune cambia posizione

 NICOLA PEPE     

  • «A Vittoria Messeni Nemagna non dobbiano nulla». Provincia, Comune e Regione «disertano» l’udienza del pignoramento di circa un milione di euro disposto dal prof. Michele Costantino nei confronti della sua ex cliente, Vittoria Messeni Nemagna rappresentante del 25% della proprietà del Petruzzelli e destinataria di un provvedimento di congelamento dei beni per una vecchia parcella non pagata. Scopo dell’atto, recuperare il debito (ormai consolidato con una sentenza passata in giudicato) attraverso il famoso canone di 500mila euro dovuto dalla Fondazione alla famiglia proprietaria in virtù dell’or – mai contestato protocollo d’intesa secondo il quale immobile e marchio vengono concessi per 40 anni. Agli atti dell’udienza celebrata ieri dinanzi al presidente della II sezione civile, Luigi Di Lalla, vi è solo la «dichiarazione scritta» della Fondazione Petruzzelli secondo la quale non esiste alcun debito nei confronti di Vittoria Messeni, dunque della famiglia proprietaria. Il giudice si è riservato di decidere l’azione di accertamento del debito, circostanza che rischia di aprire un nuovo fronte nella già tormenata vicenda del teatro.    Ma procediamo con ordine. Il prof. Michele Costantino è stato fino a poco tempo fa difensore di Vittoria Messeni Nemagna, una delle eredi della famiglia proprietaria del teatro. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che nell’aprile dell’anno scorso ha sancito l’illegittimità del decreto di esproprio disposto dal governo Prodi riconsegnando di fatto l’im – mobile ai Messeni, il giudice Di Lalla emise un decreto ingiuntivo che condannava la fondazione a pagare 125mila euro alla famiglia proprietaria. Tale importo rappresentava la penale prevista per la mancata conclusione dei lavori nei quattro anni previsti dal protocollo d’intesa siglato nel 2002. Contro il decreto ingiuntivo si è opposta la Fondazioe che ha chiamato in causa Comune, Provincia e Regione. Quest’ultima ha eccepito la nullità del protocollo d’in – tesa alimentando nuove polemiche. Il Comune, che in un primo momento aveva mantenuto una posizione «soft», adesso sembra intenzionato a sostenere ora tale tesi con una nuova memoria che sarà depositata in giudizio.    Parallelamente a questo contenzioso, il prof. Costantino ne ha iniziato uno «personale» per recuperare i soldi di un’attività legale svolta alcuni anni fa e conclusa con la condanna in sede civile di Ferdinando Pinto a risarcire circa 100 miliardi di vecchie lire ai proprietari. Facendo leva sul potenziale credito di mezzo milione di euro rappresentato dal canone che la Fondazione dovrà versare ai Messeni per la concessione quarantennale del teatro, il legale ha disposto un pignoramento presso terzi, ovvero nei confronti di soggetti diversi ma collegati al creditore principale, cioè Vittoria Messeni Nemagna. Provincia, Comune e Regione – gli enti fondatori della Fondazione, nonchè lo stesso ente lirico – chi con il silenzio chi in maniera espressa ha dichiarato di non avere debiti con la Messeni.    Spetterà al giudice, adesso, decidere se respingere il pignoramento o avviare un’azione di accertamento del debito. In tal caso, si farebbe rientrare dalle finestra quanto uscito dalla porta: un po’ come accaduto con il ricorso per decreto ingiuntivo per la penale della ritardata consegna dei lavori che poi fociò dinanzi alla Corte Costituzionale determinando l’annullamento dell’esproprio.    Il prof. Costantino ha depositato due atti: un’intervista rilasciata dal vicepresidente della Fondazione, Onofrio Sisto, in cui afferma che l’ente lirico deve 500mila euro ai Messeni; e un verbale del Cda della Fondazione, del 14 gennaio scorso (vigilia dell’in – contro con Bondi), nel quale si dà atto che l’ente ha diritto a prendere in consegna il teatro, con riserva pretendere poi la restituzione dei 500mila euro del canone in caso di sentenza di nullità del protocollo d’intesa. Un dubbio: e la riconsegna del teatro alla famiglia? Il rebus continua.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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