L’Avvocatura dello Stato interviene sulla vicenda. Ne parla oggi, 29 aprile 2009, La Gazzetta del Mezzogiorno, con un articolo di Nicola Pepe:
«I Messeni paghino per il Petruzzelli»
di NICOLA PEPE (La Gazzetta del Mezzogiorno 29 aprile 2009)
BARI – Il ministero deve presentare il conto alla famiglia Messeni Nemagna per il teatro Petruzzelli. Tredici milioni di euro, o su di lì, per saldare i lavori extra e le migliorie apportate al politeama. La notizia arriva come una doccia fredda da Roma, attraverso un parere dell’Avvocatura generale dello Stato allegata a una lettera a firma del commissario delegato alla ricostruzione, Angelo Balducci, che annuncia la consegna del teatro al ministero – dunque alla Sovrintendenza – per i successivi adempimenti anche con la famiglia.
Nel documento, abbastanza articolato e in cui si ricostruisce la vicenda, si fa riferimento ai soldi spesi nell’ultima tranche di lavori per migliorare l’edificio, precisando anche una clausola dell’atto concessorio tra Comune e famiglia Messeni che risale al 1896. Tale documentazione è stata inviata dal commissario delegato anche al prefetto di Bari, Carlo Schilardi. Per alcuni si tratta di un passo in avanti, per altri invece no.
Il riferimento al rimborso delle spese extra per il teatro rischia di aprire un nuovo e inesorabile contenzioso con la famiglia proprietaria che – fino a questo momento – era rimasta alla finestra in attesa di «passi successivi». E, ad onor del vero, proprio la questione dei lavori extra «difformi dal protocollo d’intesa del 2002», era stata una delle ragioni che avevano spinto l’avvocato Ascanio Amenduni, difensore del 75% della famiglia Messeni Nemagna, a pretendere che tutte le carte andassero al loro posto nonostante le ripetute rassicurazioni. Un tema che il legale ha sempre ribadito nel corso del primo incontro con il sindaco Emiliano, nonché in quelli successivi tenuti al ministero dei Beni culturali.
Con il passare del tempo, tale preoccupazione si è rivelata sempre più fondata: prima con la posizione della Regione (che ha congelato il finanziamento di 6,6 milioni di euro) e, adesso, con il parere reso dall’Avvocatura superiore. Insomma, proprio mentre la questione del collaudo stava per risolversi (il teatro è ormai pronto), un’altra tegola rischia di abbattersi sull’intricata vicenda del teatro.
Il problema parte sempre da lì, dal famigerato decreto di esproprio (varato dal governo Prodi nell’ottobre del 2006), poi bocciato dalla Corte Costituzionale nell’aprile dell’anno scorso. Con la legge il teatro passava in mano pubblica con il conferimento di pieni poteri a un commissario delegato (l’ing. Angelo Balducci) che avrebbe successivamente rifatto l’appalto per il completamento dei lavori. Inevitabile una modifica al progetto originario approvato con il protocollo siglato a Roma tra parte pubblica e proprietà. L’esproprio ha dato un colpo di accetta all’accordo separando ogni legame tra il protocollo d’intesa e la Fondazione che avrebbe dovuto gestire il teatro subito dopo la ricostruzione.
A complicare le cose ci ha pensato la Corte costituzionale che da un lato ha annullato l’esproprio, dall’altro ha fatto sopravvivere quella parte della norma del 2003 che istituiva la Fondazione e che la legava al protocollo di intesa e alla gestione del Petruzzelli. Nel frattempo proseguivano i lavori con fondi pubblici nei confronti di una proprietà privata. Particolare, questo, che mesi fa spinse l’Avvocatura dello Stato di Bari a proporre l’esproprio del teatro. Adesso, il parere dell’Avvocatu – ra generale dello Stato di Roma dà un colpo alla botte e una al cerchio. Da un lato presenta il problema del denaro, dall’altro legittima il protocollo d’intesa. Già, quel contratto che fino a qualche mese fa in tanti difendevano a denti stretti per la fatidica data di apertura del 6 dicembre, ma che oggi più di uno (Comune e Regione) contesta.