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Class action Petruzzelli

Gli interventi

ft // Nov 20, 2008 at 21:41

Concordo perfettamente con il contenuto del commento di Pino Bruno, il problema della proprietà è fondamentale in tutta la questione del teatro.
Purtroppo temo che tutta la vicenda già cominciata male, finisca peggio.
Cordiali saluti.

  ALFREDO DE MARCO // Nov 30, 2008 at 19:28

PARADOSSO E’ CHE NEL 1936 PARE CHE GLI EREDI MESSENI NEMAGNA, IN OCCASIONE DELLA DENUNCIA DI SUCCESSIONE DEL LORO DANTE CAUSA, ABBIANO DICHIARATO DI NON ESSERE PROPRIETARI DEL TEATRO MA SEMPLICI CONCESSIONARI DEL DIRITTO DI SUPERFICIE .

  luigi paccione // Nov 30, 2008 at 20:56

Caro Pino, la class action procedimentale da noi promossa sostiene la tesi che la proprietà del nuovo Teatro è già oggi della Città di Bari, senza alcun bisogno di un nuovo provvedimento di espropriazione per pubblica utilità.
Ciò in quanto, a nostro avviso, i Messeni Nemagna, eredi Petruzzelli di seconda e terza generazione, sono longe et ultra decaduti da ogni diritto sul Teatro.
L’intervento odierno di Alfredo de Marco, che segnala dichiarazioni confessorie degli eredi in sede di denuncia di successione, corrobora tale convincimento e inserisce un’ulteriore nota inquietante nello scenario della vicenda, connotato da comportamenti del potere politico locale a dir poco nocivi dell’interesse generale dei contribuenti.
La tesi di Francesco Boccia è a mio avviso errata, in quanto si incentra sulla pretesa opportunità di avviare una nuova procedura di espropriazione dell’immobile Teatro, con ulteriori oneri a carico della collettività e a favore degli eredi Petruzzelli.
Quanto, infine, alla preannunciata denuncia (sempre di Boccia) alla Corte dei Conti, consiglierei al parlamentare di cominciare ad interrogarsi sul perchè la Procura di quell’organo giurisdizionale ad oggi non è intervenuta nella vicenda e sul perchè è stata necessaria la presa di posizione di tre avvocati baresi (artefici della class action) per aprire finalmente il problema della tutela dei contribuenti e dell’erario pubblico.

  nicola roberto // Dic 5, 2008 at 19:09

concordo e aderisco

// Dic 9, 2008 at 17:21

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CORRADO LAMACCHIA http://i.ixnp.com/images/v3.64/t.gif

SE GLI EREDI VOLESSERO CONSERVARE IL LORO DIRITTO ALLA PROPRIETA’ DOVREBBERO RESTITUIRE ALLO STATO O AL COMUNE O ALL’ENTE EROGATORE LA SOMMA OCCORSA PER LA RISTRUTTAZIONE, NATURALMENTE COME FOSSE STATO LORO CONCESSO UN FINANZIAMENTO, PIU’ INTERESSI.PENSO CHE L’ERA DI “PAGA PANTALONE” SIA TERMINATA.

    // Dic 9, 2008 at 17:24

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ROBERTA LAMACCHIA http://i.ixnp.com/images/v3.64/t.gif

CERTO E’ ASSURDO PENSARE CHE DOPO UN ESBORSO TALE DA PARTE DELLO STATO GLI EREDI DICANO CHE IL TEATRO E’ ANCORA DI LORO PROPRIETA’ A MENO CHE SONO DISPOSTI A RESTITUIRE LA SOMMA ALLO STATO COME FOSSE STATO UN PRESTITO.

  // Dic 9, 2008 at 17:34

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PAOLA CORRADO http://i.ixnp.com/images/v3.64/t.gif

SE LA RIVENDICAZIONE DEI PROPRIETARI FOSSE GIUSTA , ED IO NON CREDO, SI CREEREBBE UN PRECEDENTE PER QUANTI, COME I TERREMOTATI, RECLAMEREBBERO CASE NUOVE GRATIS. MENTRE A ME RISULTA CHE LO STATO IN OCCASIONE DI QUESTI EVENTI ECCEZIONALI “CONTRIBUISCE” ALLA RICOSTRUZIONE.PERTANTO SUL CONTRIBUTO SAREI D’ACCORDO. MA VISTO CHE “I PROPRIETARI” TRA VIRGOLETTE NON HANNO MESSO SUL PIATTO NEANCHE UN CENTESIMO, EBBENE CHE IL TEATRO RICOSTRUITO VADA ALLA CITTAZINANZA.

  simonetta rubino // Dic 10, 2008 at 10:53

son d’accordo con Gino: perchè la procura presso la Corte dei Conti è rimasta silente? perchè l’interesse sul petruzzelli da parte dei miei concittadini si desta solo in vista di eventi e manifestazioni mondane?
il mio entusiasmo rinasce dopo anni di vergognoso silenzio col quale ho purtroppo non risposto a quanti – non baresi – con sconcerto mi chiedevano come mai la quaestio petruzzelli non trovasse soluzione. si destino dunque anche i miei concittadini. la proposta della class action di gino è la giusta occasione per reagire. spero solo che resti un’iniziativa legale e che non si faccia intralciare da valutazioni ed altrettante iniziative politiche che, in quanto tali, come insegna quanto sino ad oggi è accaduto, perdano di vista il puro e rispettabile interesse (che poi è un dirittto) dei cittadini baresi. dunque concordo e aderisco.

Carlo Fortini // Dic 19, 2008 at 19:29

vi segnalo anche questo articolo:

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http://www.barilive.it/news/news.aspx?idnews=11977 http://i.ixnp.com/images/v3.64/t.gif

Giovanni Pignoni // Gen 2, 2009 at 14:26

Ho aderito senza dare il n° di cdice fiscale.
E’sufficiente o devo ripetere l’adesione ?
G.P.

  giuseppe d.f. // Gen 10, 2009 at 13:30

L’iniziativa della class action procedimentale, oltre ad essere un atto di civiltà e di grande senso di responsabilità, scuote dal torpore le pubbliche amministrazioni su una vicenda che coinvolge l’intera collettività!
Dopo aver letto il testo della diffida ancor di più sono convinto sulla necessità di intervenire attivamente nel dibattito sulla proprietà pubblica del Teatro barese: è uno splendido esempio di cittadinanza attiva!
Avanti, con determinazione!
giuseppe

  achille // Gen 10, 2009 at 13:32

considerata l’indolenza dei politici e l’insipienza della pubblica amministrazione, credo che allo stato delle cose le uniche forze politiche in grado di fare la voce grossa sull’affaire Petruzzelli siano la Lega Nord e l’Italia dei Valori. Perchè non tentare di coinvolgerle? La Class action potrebbe avere così una cassa di risonanza a livello nazionale.

  Damiano Colazzo // Gen 10, 2009 at 13:46

Caro dottore, le invio, di seguito, la mia lettera pubblicata in parte sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 27.12.2008. Non posso che complimentarmi con lo spazio che sta offrendo all’iniziativa della class action sul Petruzzelli, sostituendosi in parte all’assordante silenzio della stampa locale che sempre più viene meno alla sua mission di dar voce alle idee della gente.

“La fisionomia delle città moderne è andata progressivamente mutando nel corso dei tempi. Dalle città-stato siamo passati ai comuni e quindi alle città diffuse. La conseguenza diretta è stata la perdita progressiva di identità, per cui oggi, almeno nel mondo occidentale, le grandi metropoli tendono ad assomigliarsi tutte. L’aspetto più grave di questa omogenizzazione è che le città non esprimono più istanze autonome, aspettative che sono peculiari di una determinata comunità e ne rispecchiano la storia e i costumi, ma al contrario, sono divenute semplici contenitori di fermenti culturali che provengono da un “altrove”. Tutta la grammatica culturale di una città, lungi dal rappresentare le istanze di una collettività, il cui soddisfacimento crea le premesse di una crescita civile e democratica, viene declinata da altri, in un mondo esterno, e assorbita passivamente, creando una serie di bisogni indotti che non creano felicità e non cementano il vivere comune.
Ben venga, in questo panorama, e laddove la norma di legge lo consenta, l’iniziativa di chi vuole rivendicare la proprietà pubblica di un teatro che rappresenta la storia di una città. La strategia adoperata, quella della class action, raccoglie sentimenti e istanze di cittadini che da soli non avrebbero voce, perché pressati da spazi di democrazia sempre più ristretti, mentre la volontà di rivendicare diritti comuni diviene sempre più pressante. Al di là di qualunque giudizio di merito, questa iniziativa non può fare che bene alla vita partecipativa e democratica della nostra città, sempre più annichilita nella sua passiva accettazione delle altrui decisioni.”

  Franco Cortesi // Gen 10, 2009 at 13:49

ciao achille, non so, mi lascia perplesso. Tutte le volte che i partiti hanno cercato di cavalcare iniziative di cittadinanza attiva, si sono mossi come ippopotami in negozi di cristalli. Credo che gli interessi in gioco siano tali e tanti da consigliare che i partiti stiano alla larga. A Bari la campagna elettorale è ormai in pieno svolgimento e questa vicenda del Petruzzelli è un fastidio per tutti. Perchè in questi anni partiti e istituzioni hanno ignorato/tollerato/sottovalutato gli effetti delle loro azioni scellerate?

   Saverio Damiani // Gen 10, 2009 at 14:04

queste iniziative concrete stanno dimostrando che “il re è nudo”. Siamo andati avanti per settimane sul falso problema “apriamo il 6 dicembre”, sprecando le nostre energie, mentre il nodo vero è sempre stato quello della proprietà.

Le manifestazioni di facciata hanno soltanto irrobustito i presunti proprietari privati, che adesso alzano ancora di più la voce e pretendono i danni perchè la ricostruzione ha fatto venir meno i locali del parrucchiere, dell’autolavaggio, del bar e di non so che altro.

Il fatto è uno solo: il teatro non è stato ricostruito nei tempi previsti dagli accordi dell’800. Gli accordi del 2002 sono nulli, ergo il teatro è dei cittadini.

   C. Catacchio // Gen 10, 2009 at 14:40

….già, assordante silenzio. Oggi La Repubblica Bari ignora del tutto la nuova iniziativa degli avvocati baresi; il Corriere del Mezzogiorno pubblica una scarna notizia. Solo La Gazzetta del Mezzogiorno ci informa, con un articolo di Signorile. Per fortuna non c’è più il minculpop…..

   Francesco C. // Gen 10, 2009 at 18:42

…ho letto l’articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Lo propongo agli altri frequentatori del blog:

LA CLASS ACTION DOPO L’ESPOSTO ALLA PROCURA, UN NUOVO ATTO DELL’AZIONE LEGALE PROMOSSA DA 400 CITTADINI

«Quel teatro è già bene pubblico» una diffida a Bondi e a Emiliano

NICOLA SIGNORILE

  • Diffidati. Sia il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, sia Michele Emiliano nel duplice ruolo di sindaco di Bari e di presidente della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, sono stati diffidati dai promotori della «class action procedurale». Gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci hanno consegnato all’ufficiale giudiziario cinquanta pagine dattiloscritte, perché le notifichi alle tre istituzioni destinatarie.
    Dopo «l’atto di significazione di messa in mora» formalizzato lo scorso 6 novembre, e dopo l’espsto presentato alla Procura della Repubblica, questo è il terzo atto della inedita azione legale di massa sostenuta da quasi quattrocento firmatari, per i quali il teatro Petruzzelli è da considerarsi già ora di proprietà pubblica. Tesi ovviamente rigettata dai Messeni Nemagna e dai loro legali che rivendicano la legittimità dei contributi dello Stato alla ricostruzione. «Siamo stati costretti a farlo», spiega l’avvocato Paccione. «Con l’ambizione di ottenere immediati riscontri dalle pubbliche amministrazioni, abbiamo invece assistito ad un silenzio desolante. Abbiamo avvertito – rincara la dose il legale – un ostracismo carsico che si è tradotto in completa assenza di interlocutori. Quegli stessi che fanno della partecipazione il loro cavallo di battaglia hanno ignorato il segnale che viene dalla cittadinanza sociale».
    Non succede tutti i giorni che un ministro della Repubblica venga diffidato ad interrompere e sanare un presunto danno collettivo, qual è quello che i cittadini italiani avrebbero patito per la ricostruzione – interamente con denaro pubblico – di un immobile privato: il teatro distrutto dall’in – cendio di 17 anni fa. Non è escluso che la diffida possa intrecciarsi con l’esposto alla procura: sarà impossibile – sostiene Paccione che qualcuno dica domani «non sapevo, non immaginavo come stessero le cose».
    Per la «Class action procedimentale» i teatro Petruzzelli «è già pubblico» – tra gli altri numerosi motivi elencati nel coprosio fascicolo – perché «giuridicamente inesistente o nullo di diritto» è il contratto stipulato nel 1896 tra il comune e Antonio Petruzzelli per costruire il teatro su un suolo pubblico, allora nominata piazza Cavour. «Ma nessuna legge speciale del tempo – si legge nell’atto di diffida – consentiva al Comune di Bari di rilasciare (…) concessione di occupazione gratuita e in perpetuo di incommerciabile bene d’uso pubblico (…) con costituzione di gratuito e perpetuo diritto superficiario in favore di privato». E se pure la si volesse considerare una concessione per 99 anni – sostengono i legali – il tempo massimo sarebbe ormai scaduto.

   g.dellefoglie // Gen 10, 2009 at 19:28

Non servono casse di risonanza politiche, snaturerebbero l’iniziativa che è frutto di cittadinanza sociale ed attiva!
La genuinità ed originalità della class action procedimentale va rafforzata semplicemente unendo al coraggio dei promotori la forza e la voce dell’intera collettività.

   Giovanni C. // Gen 10, 2009 at 19:39

…è che i cittadini si sono spesi tutti dietro quella cavolata della riapertura a tutti i costi il 6 dicembre. Persa la battaglia (ma ne valeva la pena?), sono rifluiti, stanchi e scoraggiati. Adesso servirebbero nuove energie, per evitare che la class action procedimentale e le altre azioni promosse dal gruppo che ruota intorno ai tre legali baresi, finisca nel dimenticatoio. Purtroppo, a giudicare dall’atteggiamento dei quotidiani locali (unica eccezione la Gazzetta), non c’è da stare molto allegri. Coraggio, meglio vivere un giorno da cittadini che 364 da sudditi!

   Mario Colapinto // Gen 11, 2009 at 19:38

…pensavo di trovare oggi su qualche giornale cittadino una presa di posizione, una nota, una risposta, un chiarimento sulla diffida e sulla class action. Nulla. Si preferisce il silenzio, vedo.

   S. Massari // Gen 11, 2009 at 22:19

La diffida Paccione/Carlucci mi fertilizza queste tre riflessioni.
1 – Gli autori si sono “fermati” a ripensare l’intera vicenda, e a studiarla. Il testo della diffida è una straordinaria pagina di storia cittadina, italiana. Lo prendo come un esempio di lavoro civico, cioé di lavoro per la rinascita senza gridare. La rinascita di cui parlo trascende ovviamente la vicenda Petruzzelli: si tratta della ricostituzione della capacità di governo della cosa pubblica che è stata minata intimamente dalla montata di destra nella società italiana.

2 – Questa iniziativa è solo apparentemente, e solo per necessità, un atto contro la giunta Emiliano. La giunta può – deve – capire che questo è un aiuto a rafforzare una politica di sinistra dalla parte delle persone, e fornisce gli argomenti per le opportune correzioni di rotta.

3 – Gli anni che hanno visto adottare gli atti sui quali Paccione/Carlucci versano il loro vetriolo sono stati gli anni nei quali il veleno dell’ideologia anti-pubblica, antistatale e infine anti-politica ha permeato ogni strato della nostra società. Anche a sinistra. In fondo la ricostruzione contenuta nella diffida non è che un disvelamento: rimette sotto gli occhi di tutti alcuni semplici fatti che nell’agire politico di quegli anni, perfino nell’agire amministrativo della sinistra, non riuscivano più a farsi vedere, oscurati dalla propaganda liberista. Scattavano automatismi nel dibattico pubblico, nei ragionamenti, nelle conversazioni private, tali da rendere normale, quasi obbligatorio, che il bene pubblico recedesse e soccombesse non appena possibile, in ogni occasione, in ogni circostanza. Paccione/Carlucci dicono che il re è nudo, che il terreno è del Comune, che i soldi per ricostruire li abbiamo messi noi con le nostre tasse, che la fondazione così com’è è un trabiccolo, che continuiamo a dare per scontati dei prodotti ideologici e a chiudere gli occhi sui fatti. Non sarà che questo sguardo rialzato sul bene comune può segnare un punto di svolta delle coscienze nella palude italiana?

   mario c. // Gen 12, 2009 at 11:20

certo, non mi sembra un atto ‘ideologico’ contro la giunta Emiliano, che sulla vicenda Petruzzelli ha detto tutto e il contrario di tutto. un giorno il sindaco ha tuonato contro ministero e presunta proprietà privata, il giorno successivo ha fatto marcia indietro, riconoscendo come legittimo l’accordo del 2002. poi tutti hanno fatto ammoina sulla riapertura del 6. temo he ciò non sia stato e sia casuale. il timore di tutti é che i cittadini facciano rispettare i loro diritti al di fuori delle logiche vischiose e ambigue della politica locale

   Mario Colapinto // Gen 14, 2009 at 23:01

Vi segnalo l’interessante articolo, a firma Nicola Signorile, pubblicato oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Copio e incollo per voi:

PIAZZA GRANDE

Petruzzelli: è «class action» anche sul progetto

Luigi Paccione: ipotecato il futuro architettonico della città

di NICOLA SIGNORILE

La carta bollata si addice all’ar – chitettura. Rimarrà sorpreso chi pensa che, nella intricatissima vicenda del teatro Petruzzelli, l’architettura abbia un interesse marginale rispetto alle questioni legali, alle tensioni politiche, alle ragioni economiche. E naturalmente ai fabbisogni della retorica populista del «teatro dell’anima dei baresi». Rimarrà sorpreso a scoprire che alle scelte in fatto di architettura è dedicato un intero capitolo dell’«atto stragiudiziale di diffida e di messa in mora» che i promotori della class action- gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci – hanno fatto notificare nei giorni scorsi al ministro per i Beni culturali Sandro Bondi e a Michele Emiliano, nella duplice veste di sindaco di Bari e di presidente della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e teatri di Bari.
Partendo dal presupposto che il teatro Petruzzelli è un bene pubblico poiché la convenzione sottoscritta nel 1896 tra il Comune di Bari e il signor Antonio Petruzzelli sarebbe «giuridicamente inesistente e nullo di diritto», i legali della class action contestano il fatto che gli eredi Messeni Nemagna ritenendosi proprietari, conferirono privatamente nel 1993 ad un pool di professionisti l’in – carico per la progettazione delle opere di ricostruzione del teatro. Un progetto che poi condizionò il successivo, effettivamente realizzato.
Nell’ambito di questa rubrica è di particolare interesse il contenuto di un paio di paragrafi del quarto capitolo. Dove sui legge: «La progettazione redatta alle soglie del ventunesimo secolo dai professionisti di fiducia delle eredi Petruzzelli ipotecò di fatto il futuro estetico e funzionale del centro urbano della città di Bari, realizzando un consapevole calco delle vecchie e superate forme del Teatro ottocentesco andato distrutto».
L’opinione che si tratti di un «falso» – già sostenuta in questa rubrica e peraltro pressoché in solitudine a cospetto del coro di commossi stupori per lo «splendido» teatro ricostruito – trova ora una inattesa conferma fra le pagine di un atto di diffida. Nelle quali si legge ancora: «Fu così sottratta alla Città di Bari e ai contribuenti italiani la stessa possibilità di concepire un’architettura post-moderna proiettata nel nuovo millennio e soprattutto fu cancellato il diritto dei baresi di ricostruire un Teatro capace di accogliere soluzioni tecnologiche di avanguardia, sull’esempio della Torre Scenica realizzata nel Teatro del Liceu di Barcellona, o anche nel Teatro alla Scala di Milano, che consente l’alternarsi contemporaneo di più palcoscenici e potenzia le capacità di produzione di spettacoli nel corso delle stagioni artistiche».
Al di là del termine «architettura post-moderna» che evidentemente si riferisce ad una generica attualità del liguaggio archiettonico e non all’estetica del postmodernismo, peraltro abbondantemente esautritasi negli anni ‘90, la notazione dei legali Paccione e Carlucci è significativa. Dovrebbero riflettere su queste considerazioni soprattutto i tecnici della Soprintendenza che subito sposarono l’ideologia della ricostruzione «com’era e dov’era» salvo poi riconoscere che non di un restauro si è trattato nel caso del Petruzzelli, ma di una ricostruzione imitativa. Anzi di una «nuova costruzione»» si tratta, secondo l’argomen – tazione dei promotori della class action, e «come tale – si legge nel loro documento – soggiacente alle previsioni (rimaste inosservate) del Piano Regolatore Generale della Città di Bari: si rinvia alla pacifica giurisprudenza amministrativa sul punto della differenza tra “ristrut – turazione” e “nuova costruzione” (…)». Perciò i Messeni Nemagna «avevano l’obbligo giuridico – scrivono ancora – di munirsi di un nuovo atto di concessione di suolo pubblico comunale con costituzione di nuovo diritto di superficie. Ciò che non avvenne!».

   Ciccio S. // Gen 14, 2009 at 23:08

A quanto pare il sindaco Emiliano ha deciso di alzare bandiera bianca e di arrendersi alla proprietà privata:

La Fondazione Petruzzelli è pronta a prendere in consegna il teatro in esecuzione di quanto stabilito con il protocollo d’intesa firmato da Comune, Provincia e Regione con i proprietari nel 2002.
L’intesa fissava, tra l’altro, il versamento da parte della Fondazione alla proprietà di un canone annuo di 500.000 euro per 40 anni, al termine dei quali il teatro tornerà nella piena disponibilità dei proprietari.

La decisione è stata presa oggi dal Consiglio di amministrazione della Fondazione riunitosi alla vigilia del tavolo tecnico che si riunirà domani pomeriggio a Roma al ministero dei Beni culturali per dirimere la complessa vicenda della gestione del teatro e sbloccarne la riapertura. Il Cda, su richiesta del sindaco Michele Emiliano, che è presidente della Fondazione – riferisce una nota del Comune – ha autorizzato lo stesso Emiliano «a ricevere in consegna il teatro Petruzzelli, in esecuzione del protocollo d’intesa del 2002».
«Il cda – ha detto Emiliano – in questa maniera si è posto nelle condizioni di presentare al ministro Bondi una situazione definita dal punto di vista giuridico e gestionale». «La Fondazione – precisa ancora – è pronta a far funzionare immediatamente e per sempre il Teatro Petruzzelli, a custodirlo, a curarne la manutenzione ordinaria, a stipulare il contratto di assicurazione e a versare alla famiglia proprietaria il canone pattuito».

14/1/2009

   giuseppe d.f. // Gen 15, 2009 at 16:22

l’ultimo articolo di nicola signorile risalta un aspetto della diffida sinora ignorato e cioè quello architettonico.
limitarsi ad una riproduzione fedele del vecchio teatro, senza dare spazio ad un concorso di idee -dove magari potevano confrontarsi giovani architetti ed ingegneri- che coinvolgesse anche l’intera cittadinanza, è sembrato un atto dovuto, quasi a memoria “dei bei tempi andati…”!
sarebbe positivo, credo, avere un’opinione di qualche “tecnico”!
si aprirebbe un nuovo dibattito che gioverebbe all’intera iniziativa “class action procedimentale” e che sarebbe un ennesimo segno di sensibilità e di risveglio della città.

   nicola desimini // Gen 16, 2009 at 10:24

allo scadere del terzo anno dall’incendio l’avrei recintato, demolito e ricostruito con criteri di assoluta modernità, previo concorso internzaionale di progettazione ad inviti dei più importanti architetti del mondo. ma questo è fantascienza per una città come bari. credo ormai sia troppo tardi anche perche dalle notizie dei giornali al ministro, al sindaco alla fondazione ed ai presunti proprietari non importa proprio nulla dell’atto stragiudiziale. a questo punto devo proprio augurarmi che crolli domani mattina.

Giovanni Lopane // Gen 18, 2009 at 19:19

…dalla lettura dei giornali di questi giorni, dai resoconti dell’incontro romano con Bondi, dalle dichiarazioni di Godelli e Vendola, sembra di assistere ad una partita di poker con il “morto”. Nessuno insomma tiene conto della class action procedimentale e della diffida. Fanno i conti senza l’oste o sbaglio? I promotori possono dirmi se sbaglio?

luigi paccione // Gen 18, 2009 at 20:22

Cogli nel segno Giovanni!
La nostra iniziativa parte da tre limpide e chiare basi logico-giuridiche:
1) l’atto di fine Ottocento che disponeva la concessione gratuita e in perpetuo del diritto di superficie sulla vecchia Piazza Cavour della Città di Bari è giuridicamente inesistente e/o nullo di diritto perché disponeva di fatto la donazione di un suolo di cui la legge imperativa dello Stato italiano vietava la commerciabilità ;
2) il nuovo Teatro ricostruito è di proprietà della Città di Bari perché sorge appunto su suolo di proprietà del Comune di Bari ed è stato realizzato interamente con capitali pubblici;
3) il Protocollo d’Intesa stipulato nel 2002 tra presunti proprietari e Enti pubblici è a sua volta nullo di diritto per una molteplicità di ragioni, prima tra tutte quella di aver dato per scontata un’inesistente proprietà superficiaria privata sul suolo pubblico.
Il dettaglio della nostra chiara (ben più articolata) posizione giuridica è contenuto nell’atto di diffida notificato al Ministro Bondi e al Sindaco Emiliano.
Il ceto politico, a petto di simile netta presa di posizione, anziché confrontarsi lealmente con essa (respingendola o condividendola) preferisce ignorarla.
Personalmente non capisco questa rimozione.
Spero che qualche giornalista, a distanza di oltre due mesi dalla pubblicazione della class action procedimentale, voglia porre ai politici di mestiere la domanda che ci stiamo qui ponendo: perché ignorate l’iniziativa di cittadinanza sociale promossa a servizio della Città di Bari?
Ci sarà risposta?
luigi paccione

giuseppe d.f. // Gen 18, 2009 at 20:31

la class action potrebbe far saltare molti schemi e quindi sembra essere in atto un vero e proprio oscuramento.
tuttavia l’esposto (prima) e la diffida (dopo) sono certamente una realtà…si può continuare a fingere di non prestare attenzione, ma gli atti sopra detti costituiscono vere e proprie azioni legali, quindi non potranno che concludersi con provvedimenti, di natura giudiziale e amministrativa, che daranno una risposta alla domanda più importante sul teatro barese!

nicola desimini // Gen 19, 2009 at 17:25

il silenzio continua….era davvero triste assistere al concerto della sinfonica in quel buco dello sheraton. Pare che di pubblici teatri non si voglia proprio discutere nella vostra città (non sono barese). Da quanti anni attendiamo la ristrutturazione dell’auditorium Nino Rota? non sarebbe stato più naturale ascoltare la sinfonica lì piuttosto che in “casa d’altri?” e quanti anni sono passati e devono ancora passare per il Margherita, dove davvero c’è da sperare che crolli in modo da restituire il mare alla città visto che non funziona se non come enorme ed ingombrante supporto per pubblicità che annullano ognuna delle spazialità prospettiche di cui un tempo bari era molto ricca?
insomma i soldi per il petruzzelli li hanno trovati subito, magari escogitando stratagemmi dove c’è di mezzo sicuramente la sovrintendenza, mentre i soldi per un piccolo auditorium ancora arrivano a singhiozzo. non so se riesco a spiegarmi signori….bari non ha nemmeno un auditorium, e non venitemi a parlare della Vallisa che, a mio avviso, potrebbe essere chiusa domani mattina dal comando dei VV FF per l’inottemperanza alla più elementare delle regole sulla sicurezza.! scusate se continuo ad insistere.

antonio favuzzi // Gen 19, 2009 at 18:34

Quale contribuente della Repubblica Italiana aderisco alla class action procedimentale a firma di Luigi Paccione, Alessio Carlucci e Nicola Favia”. Finalmente una iniziativa concreta in favore della riapertura del Teatro Petruzzelli di Bari, bruciato non si sa da chi e perché la notte tra il 26 e il 27 ottobre del 1991.Antonio Favuzzi,giornalista e professore

marisa // Gen 20, 2009 at 01:33

Il Comitato contro sprechi e privilegi ha ribadito più volte, inviando lettere al sindaco di Bari e agli organi di informazione, che il protocollo d’intesa del 2002 firmato dalle istituzioni pubbliche con gli eredi del Petruzzelli, è una truffa a danno di noi cittadini. I pubblici firmatari di quell’accordo scandaloso ,penalizzante per i contribuenti e regalo immeritato per i privati eredi, avrebbero dovuto essere interdetti dalle cariche pubbliche per incapacità di intendere e di volere.Stiamo preparando un pubblico dibattito su questo argomento per far conoscere i documenti di questa incredibili vicenda.Invitiamo a sostenere e sottoscrivere l’azione procedimentale ( class action).Abbiamo già raccolto numerose firme inviate al Ministro dei beni culturali, al sindaco diBari e al presidente della fondazione Petruzzelli. Per collaborare a realizzare dibattito e ricevere nostri documenti su questo argomento scrivere a : [email protected]

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6 risposte fin’ora ↓

  • 1 Giovanni Lopane // Gen 18, 2009 at 19:19 …dalla lettura dei giornali di questi giorni, dai resoconti dell’incontro romano con Bondi, dalle dichiarazioni di Godelli e Vendola, sembra di assistere ad una partita di poker con il “morto”. Nessuno insomma tiene conto della class action procedimentale e della diffida. Fanno i conti senza l’oste o sbaglio? I promotori possono dirmi se sbaglio?
  • 2 luigi paccione // Gen 18, 2009 at 20:22 Cogli nel segno Giovanni!
    La nostra iniziativa parte da tre limpide e chiare basi logico-giuridiche:
    1) l’atto di fine Ottocento che disponeva la concessione gratuita e in perpetuo del diritto di superficie sulla vecchia Piazza Cavour della Città di Bari è giuridicamente inesistente e/o nullo di diritto perché disponeva di fatto la donazione di un suolo di cui la legge imperativa dello Stato italiano vietava la commerciabilità ;
    2) il nuovo Teatro ricostruito è di proprietà della Città di Bari perché sorge appunto su suolo di proprietà del Comune di Bari ed è stato realizzato interamente con capitali pubblici;
    3) il Protocollo d’Intesa stipulato nel 2002 tra presunti proprietari e Enti pubblici è a sua volta nullo di diritto per una molteplicità di ragioni, prima tra tutte quella di aver dato per scontata un’inesistente proprietà superficiaria privata sul suolo pubblico.
    Il dettaglio della nostra chiara (ben più articolata) posizione giuridica è contenuto nell’atto di diffida notificato al Ministro Bondi e al Sindaco Emiliano.
    Il ceto politico, a petto di simile netta presa di posizione, anziché confrontarsi lealmente con essa (respingendola o condividendola) preferisce ignorarla.
    Personalmente non capisco questa rimozione.
    Spero che qualche giornalista, a distanza di oltre due mesi dalla pubblicazione della class action procedimentale, voglia porre ai politici di mestiere la domanda che ci stiamo qui ponendo: perché ignorate l’iniziativa di cittadinanza sociale promossa a servizio della Città di Bari?
    Ci sarà risposta?
    luigi paccione
  • 3 giuseppe d.f. // Gen 18, 2009 at 20:31 la class action potrebbe far saltare molti schemi e quindi sembra essere in atto un vero e proprio oscuramento.
    tuttavia l’esposto (prima) e la diffida (dopo) sono certamente una realtà…si può continuare a fingere di non prestare attenzione, ma gli atti sopra detti costituiscono vere e proprie azioni legali, quindi non potranno che concludersi con provvedimenti, di natura giudiziale e amministrativa, che daranno una risposta alla domanda più importante sul teatro barese!
  • 4 nicola desimini // Gen 19, 2009 at 17:25 il silenzio continua….era davvero triste assistere al concerto della sinfonica in quel buco dello sheraton. Pare che di pubblici teatri non si voglia proprio discutere nella vostra città (non sono barese). Da quanti anni attendiamo la ristrutturazione dell’auditorium Nino Rota? non sarebbe stato più naturale ascoltare la sinfonica lì piuttosto che in “casa d’altri?” e quanti anni sono passati e devono ancora passare per il Margherita, dove davvero c’è da sperare che crolli in modo da restituire il mare alla città visto che non funziona se non come enorme ed ingombrante supporto per pubblicità che annullano ognuna delle spazialità prospettiche di cui un tempo bari era molto ricca?
    insomma i soldi per il petruzzelli li hanno trovati subito, magari escogitando stratagemmi dove c’è di mezzo sicuramente la sovrintendenza, mentre i soldi per un piccolo auditorium ancora arrivano a singhiozzo. non so se riesco a spiegarmi signori….bari non ha nemmeno un auditorium, e non venitemi a parlare della Vallisa che, a mio avviso, potrebbe essere chiusa domani mattina dal comando dei VV FF per l’inottemperanza alla più elementare delle regole sulla sicurezza.! scusate se continuo ad insistere.
  • 5 antonio favuzzi // Gen 19, 2009 at 18:34 // Gen 19, 2009 at 18:28Quale contribuente della Repubblica Italiana aderisco alla class action procedimentale a firma di Luigi Paccione, Alessio Carlucci e Nicola Favia”. Finalmente una iniziativa concreta in favore della riapertura del Teatro Petruzzelli di Bari, bruciato non si sa da chi e perché la notte tra il 26 e il 27 ottobre del 1991.Antonio Favuzzi,giornalista e professore
  • 6 marisa // Gen 20, 2009 at 09:46 Il Comitato contro sprechi e privilegi ha ribadito più volte, inviando lettere al sindaco di Bari e agli organi di informazione, che il protocollo d’intesa del 2002 firmato dalle istituzioni pubbliche con gli eredi del Petruzzelli, è una truffa a danno di noi cittadini. I pubblici firmatari di quell’accordo scandaloso , penalizzante per i contribuenti e regalo immeritato per i privati eredi, avrebbero dovuto essere interdetti dalle cariche pubbliche per incapacità di intendere e di volere. Stiamo preparando un pubblico dibattito su questo argomento per far conoscere i documenti di questa incredibile vicenda. Invitiamo a sostenere e sottoscrivere l’azione procedimentale ( class action). Abbiamo già raccolto numerose firme inviate al Ministro dei beni culturali, al sindaco di Bari e al presidente della fondazione Petruzzelli. Per collaborare a realizzare dibattito e ricevere nostri documenti su questo argomento scrivere a :[email protected]

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Intervento di Gianvito Pugliese su Repubblica Bari del 24 gennaio 2009

Petruzzelli, niente regali con i soldi pubblici

Chiediamo al sindaco di essere interprete delle ragioni dei cittadini
Il Comitato contro sprechi e privilegi e l´Archeoclub di Bari ancora una volta ribadiscono che è doveroso e giusto rifiutare e contestare il protocollo d´intesa del 2002 stipulato con gli eredi del Petruzzelli, accordo assurdo e penalizzante per i cittadini e immeritato regalo per i privati eredi. Pertanto sollecitano tutte le pubbliche istituzioni a esercitare il loro compito dovere in difesa degli interessi della collettività e a non fare elargizioni a beneficio di interessi privati, utilizzando impropriamente risorse dei contribuenti. Ampiamente condivisa è, quindi, la posizione ferma e chiara improntata a senso di responsabilità e oculata gestione del danaro pubblico che l´assessore regionale alla cultura Silvia Godelli ha assunto nei confronti delle sempre più arroganti pretese degli eredi del Petruzzelli. Opportuna e ugualmente condivisa è l´azione collettiva procedimentale (class action) intrapresa da tre avvocati baresi e sostenuta da numerose firme dei cittadini.
Stupisce e rammarica, invece, l´atteggiamento del sindaco che, come rappresentante istituzionale dei diritti dei cittadini, non abbia preso una chiara posizione di netto rifiuto riguardo al vergognoso citato accordo. Comprendiamo il suo imbarazzo in questa vicenda, in cui si trova a svolgere diversi ruoli tra loro confliggenti: quello di sindaco, garante degli interessi pubblici, quello di presidente della Fondazione che deve gestire il teatro, quello di segretario regionale di un partito i cui consiglieri comunali nella seduta del 17 marzo 2003, con voto unanime insieme ai consiglieri di tutti gli schieramenti politici, approvarono il famigerato accordo senza porre dubbi e obbiezioni, come si legge nel relativo verbale. Ma il ruolo del sindaco, per responsabilità istituzionale, deve prevalere su tutto in ogni caso, perché non è consentito lo spreco di danaro pubblico, perché il benefattore può usare solo i propri soldi, ma anche perché è necessario dissipare ogni eventuale sospetto di conflitto di interessi. Gli amministratori che, con incosciente superficialità, hanno sottoscritto lo scandaloso accordo, scaricando sui cittadini tutti i pesanti oneri della ricostruzione di un teatro privato (53 milioni di euro), mentre contenitori culturali pubblici di importante valenza storica attendono da lungo tempo interventi di ristrutturazione e di messa in sicurezza, hanno il dovere di risarcire il danno economico arrecato e di rendere conto delle scelte non oculate.
Ora è bene che i cittadini sappiano quali forze politiche in consiglio comunale vogliono rappresentare e tutelare gli interessi collettivi, sostenere la class action procedimentale, affiancare la Regione Puglia nel non riconoscere la validità di quell´accordo che, almeno per buon senso, nessuno avrebbe dovuto mai sottoscrivere. La Fondazione non deve lasciarsi condizionare da pressioni e ricatti. La programmazione teatrale potrebbe svolgersi, ad esempio, nell´ampio e funzionale Auditorium della guardia di finanza. Chi pretende e reclama la paternità del marchio del teatro e per questo chiede ulteriori contributi pubblici, dimentica che il Petruzzelli è stato per lungo tempo una comune sala cinematografica; il merito del cosiddetto marchio, se mai ci fosse, va attribuito agli operatori culturali: direttori di orchestra, musicisti, cantanti, attori e a tutti coloro che vi hanno lavorato dando al Petruzzelli una dignità di teatro, non certo a chi non si è preoccupato di tutelarlo e ha addirittura dimenticato di stipulare una adeguata polizza assicurativa. Chiediamo al sindaco di essere interprete delle ragioni dei cittadini, attenti al buon uso del danaro pubblico.

franz tamma

Aderisco alla class action procedimentale a firma di Luigi Paccione, Alessio Carlucci e Nicola Favia contro il finanziamento pubblico a favore del teatro Petruzzelli di Bari come proprieta’ privata.
Franz Tamma. ingegnere libero professionista.

Da Una class action per il teatro Petruzzelli di Bari, 01/02/2009 at 12:45:48

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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