dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 31 luglio 2009
I Messeni Nemagna scrivono a Bondi «Ridateci il teatro»
E la Regione sposa la «Class action»
[n. sign.]
La questione Petruzzelli si fa sempre più ingarbugliata. Il teatro ormai da mesi ricostruito è congelato in attesa di una riconsegna dall’incerto destinatario. Che possa essere affidato dal ministro Sandro Bondi alla Fondazione lirica, appare sempre meno scontato. Sembra infatti che la Regione Puglia sia sul punto di aderire come «parte» nel procedimento avviato dalla «Class Action» per il riconoscimento della proprietà pubblica del teatro, senza nemmeno dover far ricorso ad un nuovo esproprio. Sarebbe questo un ulteriore atto di disconoscimento del famoso protocollo sottoscritto nel 2002 tra la famiglia Messeni Nemagna e gli enti locali.
Dall’altra parte, i proprietari rivendicano l’immediata consegna dell’immobile, invocando proprio il patto stipulato sette anni fa. Il legale dei Messeni Nemagna, l’avvocato Ascanio Amenduni, ha inviato ieri una lettera al ministro Bondi e al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella quale si ribadisce la validità del protocollo per la ricostruzione del teatro Petruzzelli e si lamenta l’assenza di spiegazioni sulla mancata riconsegna della struttura.
Amenduni sottolinea che se nel corso della ricostruzione «la famiglia pubblica si è macchiata di ritardi, indugi, errori, esproprii illegittimi, provvedimenti forzati, come quello della nomina di un commissario governativo ai sensi della normativa sulla protezione civile, e se ha eseguito, nello stesso periodo, “spese pazze” in contrasto con il progetto allegato al protocollo, deve prendersela con sé medesima».
A convincere Bondi della scelta di congelare la riconsegna del teatro è stata l’Avvocatura generale dello Stato con un parere che indica la necessità di addebitare ai proprietari i 13 milioni di euro spesi per lavori decisi durante i periodo dell’esproprio, poi annullato dalla Corte costituzionale. Allora Amenduni invita l’Avvocatura dello Stato «a rivolgere le proprie richieste, anzitutto a chi ha promosso e fatto approvare l’esproprio illegittimo e le spese extra protocollo conseguenti, ignorando le lettere inviate dalla famiglia Messeni Nemagna prima durante e dopo la vigenza dell’esproprio annullato dalla Consulta».
“È una regola elementare – aggiunge – che chi sbaglia paga. Chi ha sbagliato nel nostro caso è chi ha continuato a far procedere la ricostruzione fuori dal protocollo anche dopo la remissione degli atti alla Corte Costituzionale, nel maggio 2007, che doveva rappresentare, invece, per una pubblica amministrazione attenta, un campanello d’allarme. Di certo, nessuna ritenzione può essere operata da chi non è nel pieno possesso del teatro, ma ne ha solo una detenzione di scopo ormai esaurita, perché lo scopo della ricostruzione è stato raggiunto». Il teatro, conclude Amenduni, «va quindi riconsegnato al più presto secondo la parola data dal ministro Bondi, nella quale le proprietarie continuano ancora a credere».