Ieri a Wall Street è scattato l’Indice della paura, a causa del falso tweet dell’Associated Press che annunciava un attentato alla Casa Bianca e il ferimento del presidente Obama. In tre minuti lo S&P 500 è sceso di 145 punti e la Borsa di New York ha perso all’istante 136 miliardi di dollari. Poi l’allarme
Un amico designer mi ha mandato un oggetto da stampare, ma non ho una stampante 3D. Che faccio? Se vivo a Roma e dintorni posso andare a 3DiTALY, al Pigneto[1], il primo centro italiano in cui è possibile portare la chiavetta USB con il file da trasformare in manufatto, con una delle stampanti 3D a
Immaginate un oggetto progettato in Australia e costruito qualche istante dopo in un luogo imprecisato dell’altro capo del mondo, grazie a una stampante tridimensionale. Ecco, fate bene a immaginarlo, perché l’utopia è già realtà. Le stampanti 3D sono tra noi. Il visionario Bre Pettis ha già venduto quindicimila MakerBot. Nel 2009 era una startup. Oggi
Aaron Swartz non è morto invano. Non c’è un rapporto diretto di causa/effetto tra il suicidio del giovane hacker statunitense e la decisione del presidente Barack Obama per l’accesso gratuito agli studi scientifici finanziati con denaro pubblico. E’ impossibile, però, pensare che si tratti soltanto di una coincidenza. Aaron Swartz si è ucciso a 26
E’ Natale pure per la coppia presidenziale americana. Nel tempo libero Barack e Michelle giocano a Scarabeo (Scrabble) su iPad. Tra le tante domande (ben più serie) di Barbara Walters ai coniugi Obama – nell’intervista esclusiva per la rete ABC – c’è anche: “Qual è la sua applicazione preferita”?
Oggi, durante il primo dei tre faccia a faccia in diretta tra Barack Obama e Mitt Romney, 175 professori di scienze politiche e dodicimila studenti di numerose università statunitensi potranno partecipare a un esperimento in tempo reale per esprimere gradimento o disapprovazione su quanto diranno i due candidati. Un sondaggio istantaneo su vasta scala, mai
Evviva la culla della democrazia, paese che vuole esportarla ai regimi cattivi ma poi spruzza il peperoncino sui pacifici dissidenti interni. Evviva l’America della valigetta dei dissidenti altrui, del presidente democratico Barack Obama, della fucina digitale di Commotion, del Dipartimento di Stato che tuona contro gli ayatollah iraniani e chiede a Google di dar loro
Prima lo ha definito abbronzato, poi lo ha chiamato Barak, in una nota ufficiale pubblicata sul sito di Palazzo Chigi. Evidentemente l’ex presidente del consiglio ha un rapporto conflittuale con il presidente degli Stati Uniti. Eppure bastava fare un salto sulle pagine della Casa Bianca, per evitare lo svarione.
“La prosperità dell’America del ventunesimo secolo dipenderà dalla sicurezza informatica… La minaccia informatica è una delle sfide più importanti che dobbiamo affrontare per la sicurezza economica e nazionale”. Così ha parlato Barack Obama qualche giorno fa, il 25 luglio, nel presentare la sua Strategy to Combat Transnational Organized Crime. L’America e il mondo sono sotto
No, non si può vivere di soli Twitter e Facebook, e neanche del nuovo Google +. L’informazione non può passare solo ed esclusivamente dai social network. Il falso tweet sulla morte del presidente americano Barack Obama ha messo a nudo il re, e l’allarme rosso dovrebbe lampeggiare per tutti: giornalisti, lettori, utenti del web. Mai
Chiedevo, l’11 gennaio scorso, se tra gli obiettivi del prossimo G8 (a fine maggio in Francia) ci sia anche un nuovo tentativo di regolamentare la rete. Al di là delle dichiarazioni di principio, infatti, ai potenti della Terra piace il coté commerciale di internet. Molto meno quello delle libertà e dei diritti. Sarkozy chiama e