Con la salute non si scherza. Ci sono almeno quarantamila applicazioni mediche per smartphone. Sono davvero idonee? I risultati hanno valenza scientifica? La Food and Drug Administration (FDA), l’Authority statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, vuol vederci chiaro. Nei giorni scorsi ha avviato la sua prima indagine. Nel mirino una
Dematerializzare la sanità, puntare sull’eHealt è giusto e doveroso. Fa risparmiare, rende i servizi più rapidi ed efficienti, migliora il lavoro degli operatori sanitari e la qualità della vita dei pazienti. C’è un però grande come un macigno: la burocrazia, anzi la teleburocrazia. Cioè il perpetuare nel digitale la corsa agli ostacoli tipica della scartoffia,
Innovazione tecnologica nella sanità pubblica. Ognuno sembra procedere per la propria strada. Il governo, le regioni, le singole aziende sanitarie territoriali. L’impressione è che la pubblica amministrazione agisca per compartimenti stagni, senza tener conto delle buone pratiche già sperimentate e collaudate.
Mi sono sforzato di capire perchè a Treviso si e altrove no. Poi ho pensato: quella di Treviso si chiama ULSS mentre le altre si chiamano ASL. Nelle ULSS si cavalca l’innovazione, nelle ASL si soccombe alle scartoffie. Battute a parte, vale la pena di raccontare l’esperienza d’avanguardia dell’Azienda Unità Locale Socio Sanitaria 9 di
Ecco un ospedale che fa uso sapiente della tecnologia. Per quarantaquattro pazienti cardiopatici della Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio di Cefalu’ è finito il tempo della corsa affannosa verso la clinica. Adesso il loro cuore viene monitorato costantemente da casa, tramite linea telefonica, collegata con i computer dell’Istituto. E’ il controllo diagnostico e terapeutico