Mara Branzanti sussurra ai satelliti. Ha 26 anni ed è dottoranda in Geomatica all’Università di Roma La Sapienza. Grazie alla borsa del Google Summer of Code, la ricercatrice sta collaborando alla scrittura di un software open source che consentirà ai ricevitori satellitari sulla Terra di trovare il segnale del satellite Galileo in orbita più vicino, anche dai luoghi
Primo lancio il 20 ottobre dalla base spaziale europea di Kourou, Guyana francese. Secondo e terzo lancio all’inizio del 2012, poi uno ogni tre mesi, per un totale di ventiquattro satelliti in orbita entro il 2014 e altri sei in seguito. Galileo ha ritrovato il cannocchiale. Questa volta il faraonico (per spesa e ambizione) progetto
Si chiama EGNOS – European Geostationary Navigation Overlay Service – il precursore di GALILEO entrato in funzione oggi per rendere più sicura (ed economica) la navigazione aerea. Il sistema rende più accurato il segnale GPS. Meno errori significa avvicinamento preciso agli scali, rotte più corte e brevi, carburante risparmiato. Una buona notizia, che arriva proprio
L’aviazione americana risponde che non c’è alcun problema di manutenzione della rete satellitare GPS. Il generale C. Robert Kehler, dell’US Air Force Space Command, dice che l’allarme del Government Accountability Office è stato eccessivo. I trenta (o trentuno?) satelliti attivi continueranno a fare il loro lavoro anche nei prossimi anni. Anzi, ad agosto entreranno in
Finalmente Galileo prende quota. Domani notte, dal cosmodromo kazako di Baikonur, sarà lanciato il satellite Giove-B, che darà il cambio al Giove-A entrato in orbita nel dicembre 2005. Giove-B è il secondo satellite-test del sistema europeo che farà concorrenza al GPS americano.
E se gli americani staccassero la spina al GPS? Impensabile certo, se non in un romanzo di Tom Clancy o Michael Crichton, ma si deve pur sempre ricordare che i ventiquattro satelliti del Global Positioning System sono gestiti dal Dipartimento statunitense della difesa.