Siamo nudi nella Nuvola americana. Lo scandalo Datagate sta mettendo alla luce la fragilità dei dati e delle informazioni depositate sui server Cloud delle aziende statunitensi che operano al di fuori dei confini USA. Anche se i dati sono conservati in data center europei, Washington può frugare senza problemi. Sulla privacy dei cittadini e delle
A volte (purtroppo) ritornano. La legge ammazza-blog sta per spuntare di nuovo in Parlamento, al seguito delle proposte PdL per le intercettazioni. I dettagli non sono ancora noti ma le avvisaglie sono preoccupanti, poiché l’idea è quella di rifarsi alla vecchia proposta Alfano del giugno 2009, approvata poi dal Senato nel 2010 e quindi finita nel dimenticatoio della Camera nell’ottobre 2011. Il primo
Qualcuno sosteneva che il mestiere di spia sarebbe morto con la fine della Guerra Fredda. Niente di più sbagliato. Piuttosto è cambiato il modo di spiare e sono variati gli obiettivi. Adesso tutti spiano tutti, in un vortice che ingoia regole, etica, deontologia.
E’ stato lo stesso New York Times ad ammetterlo: per più di tre mesi cyber-agenti segreti cinesi hanno violato le password di cinquantatré giornalisti del quotidiano e frugato nei computer dei cronisti. Un attacco in grande stile, organizzato dopo le inchieste del NYT sul patrimonio segreto del primo ministro di Pechino Wen Jiabao. I cracker
Cinque blogger libici, sottoposti a tortura durante il regime di Gheddafi, testimonieranno a Parigi nel processo contro l’azienda Amesys, filiale del gruppo informatico francese Bull. L’accusa è pesante: complicità nelle torture ai danni degli oppositori, rintracciati grazie alle apparecchiature di sorveglianza digitale fornite da Amesys. L’inchiesta sembrava destinata all’archiviazione, ma la corte d’appello di Parigi ha
Tony Scott aveva già visto (e detto) tutto. Nel 1998 la rete era ancora bambina, i social network non esistevano, i sistemi informatici non avevano ancora soppiantato l’elettronica, lo Utah Data Center della NSA non era stato ancora progettato, non avevamo ancora venduto la nostra privacy alle multinazionali digitali, eppure…Eppure il grande Tony ci ha
Dice Skype che non ci spia. L’azienda di videocomunicazione di proprietà Microsoft è stata costretta a diffondere una nota ufficiale per smentire gli articoli pubblicati su ZDNet, Slate, Forbes e Le Figaro. Troppo autorevoli – per essere ignorati – giornali e magazine che hanno accusato Skype di violare la riservatezza delle conversazioni audio-video. Ecco dunque
In confronto Echelon era un gioco da ragazzi, arnese analogico da Guerra Fredda, che serviva per intercettare le comunicazioni telefoniche oltre la Cortina di Ferro. Quello che la National Security Agency (NSA) sta costruendo a Camp Williams, nello Utah, è l’apoteosi dello spionaggio digitale e l’incubo per la privacy dei cittadini. Un super computer mai
Che la maggior parte dei giornalisti italiani (ahimè, non soltanto quelli che, per motivi anagrafici, sono stati costretti a prendere il treno in corsa) non sappia usare in profondità gli strumenti digitali è cosa nota. Hanno una Ferrari e la guidano solo in prima. Sarebbe utile, per molti, andare a scuola dagli hacker! Come hanno
A Washington D.C., tra la Pennsylvania Avenue e la Sixth Street, c’è il più grande museo al mondo dedicato al giornalismo e all’informazione. Si chiama Newseum ed è sufficiente una visita virtuale per rendersi conto della sua imponenza e autorevolezza. Tra le tante iniziative di Newseum, c’è la mappa dinamica dello stato dell’arte della libertà
Il disegno di legge sulle intercettazioni non convince l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE). Qualche giorno fa la rappresentante OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatović, ha invitato i parlamentari italiani a rivedere il provvedimento sulla sorveglianza elettronica, per allinearlo agli standard internazionali sulla libertà di espressione e agli impegni